Paura del Covid: 67% italiani disposto al vaccino

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« Il 39% del campione di intervistati di 18-69 anni ritiene che sia molta (o abbastanza) la probabilità di ammalarsi di COVID-19 da lì a 3 mesi, per sé stessi o per i propri familiari ».

Tra questi, un’ampia fetta di intervistati ha chiaramente paura : « il 32% ritiene che, nel caso di COVID-19, gli esiti possano essere gravi o molto gravi, ma questo aumenta significativamente con l’età (47% fra i 50-69enni) e fra le persone con patologie croniche ( 61%) ».

Paure chiaramente irrazionali, se si considera che i “casi di positività al Covid” sarebbero, ad oggi, meno di due milioni ( il 3,3% della popolazione ) e i “decessi con Covid” poco più di 70.000 ( lo 0,11% della popolazione ).

Riporta comunque questi dati un’indagine realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità su un campione di 1.467 interviste realizzate fra i 18-69enni e 1.231 fra gli ultra65enni svolte tra fine di luglio ed il 23 novembre 2020. Il campione, tuttavia, copre solo circa metà delle regioni italiane, mancano, ad esempio, la Lombardia e la Campania.

Siamo difronte al risultato di mesi di allarmistico martellamento di governo e mass media asserviti: molti italiani vivono nella paura.

L’indagine rileva, altresì, che molti italiani hanno già pagato un pesante pegno all’emergenza : l’essere stati costretti a trascurare la cura di altre patologie non connesse al Covid.

Il sondaggio ISS: il 33% non intende accettare il vaccino anti-Covid 19

« Fra gli ultra65enni – scrivono i ricercatori – una quota rilevante, pari al 44%, dichiara di aver rinunciato nei 12 mesi precedenti ad almeno una visita medica (o esame diagnostico) di cui avrebbe avuto bisogno,

  • in particolare il 28% ha dovuto rinunciarvi per sospensione del servizio,
  • mentre il 16% lo ha fatto volontariamente per timore del contagio ».

Paura e privazioni che, indubbiamente, hanno un peso nella decisione di accettare la vaccinazione vista come unica soluzione alle proprie paure e problemi. Ciò permetterà al governo, sembrerebbe, di raggiungere l’obiettivo che si era dato sin d’inizio dell’epidemia: la vaccinazione di massa.

Secondo lo stesso sondaggio, infatti, « complessivamente, il 67% degli intervistati 18-69enni dichiara che sarebbe disposto a vaccinarsi (metà risponde che lo farebbe senza esitazione, l’altra metà che lo farebbe con molta probabilità) ».

Certamente, però, la percentuale del 33% di soggetti che non è disponibile a vaccinarsi non è trascurabile.


Si tratta di un risultato in linea con la ricerca svolta dall’equipe del prof. Jeffrey V. Lazarus dell’Institute for Global Health dell’Università di Barcellona e pubblicata su “Nature Medicine” [2]. In quel caso, in Italia, i pronti a vaccinarsi erano calcolati nel 70,8% ( e quindi coloro che si sarebbero rifiutati nel 29,2% ).

Repubblica: uno zoccolo duro del 19% non si vaccina in ogni caso

Un po’ diversi, invece, in proposito, i dati dell’indagine di Emg-Different/Adnkronos pubblicati sul quotidiano confindustriale Repubblica [3].

Su un campione di 1.644 intervistati, riporta Repubblica, « sostanzialmente positivo l’approccio al vaccino. Il 77% del campione si dichiara disponibile a sottoporsi al vaccino: di questi, il 34% lo farebbe subito senza esitazioni, mentre il 43% aspetterebbe qualche mese prima di vaccinarsi. Il 4% degli intervistati non risponde. Resta però uno zoccolo duro del 19% che non farebbe in ogni caso il vaccino ».

Anche tra gli stessi operatori sanitari, esisterebbero dubbi e timori in ordine alla vaccinazione : « Sì da otto medici su dieci », titola sempre Repubblica [4].

I ricercatori hanno pure indagato sull’opinione degli italiani rispetto all’eventuale somministrazione con trattamento sanitario obbligatorio (T.S.O.) del vaccino anti-Covid.

Solo il 37% è favorevole all’imposizione della vaccinazione.

Il prof. Galli “offre” un regalo ai vaccinati: avranno dei “privilegi”

Ma il governo mira all’uso della “forza” almeno psicologica, per convincere i più riottosi.

« È evidente che una volta fatta la seconda dose, avendo gli anticorpi, si avranno anche dei ‘privilegi’. Si sarà nella condizione di essere molto più liberi nei confronti di qualsiasi restrizione rispetto alle persone che continueranno a non essere vaccinate », ha dichiarato, sicuramente ben informato, a Sky, l’infettivologo Massimo Galli, del Sacco di Milano, per come riportato da Repubblica [5].

Siamo difronte ad un cambiamento di strategia comunicativa: prima si minacciavano i “non vaccinati“, ora si “premiano” i vaccinati. Ma, cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia: sempre di illegittima discriminazione stiamo parlando.

Fonti e Note:

[1] Maria Masocco-CNaPPS-Istituto Superiore di Sanità –Roma, dicembre 2020, “PASSI e PASSI d’Argento e la pandemia COVID-19

[2] FronteAmpio.it, 27 novembre 2020, “Vaccinazione Anti Covid-19 : il 30% contrari o indecisi

[3] Repubblica, 16 dicembre 2020, “Coronavirus, sondaggio sui vaccini: 8 italiani su 10 pronti a farlo

[4] Repubblica, 16 dicembre 2020, “Vaccini, cresce l’adesione. Sì da otto medici su dieci ma non c’è il personale” (a pagamento)

[5] Repubblica, 23 dicembre 2020, “Coronavirus, l’infettivologo Galli: Chi si vaccinerà avrà dei privilegi”.

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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