Rassegna stampa del 3 agosto 2024: E’ un diesel?

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Mariolina Castellone (PD), vice presidente del Senato, su L’Unità [1] riporta le frasi tipiche che si sentono nei discorsi tra “imprenditori” e (giovani) lavoratori: «Ma di che ti lamenti? Hai la fortuna di avere un lavoro!», «Se non hai un’occupazione è solo colpa tua che sei troppo esigente!», «Ora devi accettare qualsiasi impiego. Non puoi aspettare quello dei tuoi sogni!».

E nel suo editoriale ricorda la proposta di un “salario minimo da 9 euro l’ora”, depositata in parlamento dal suo partito assieme alla propria appendice (AVS) e al Movimento Cinque Stelle, quasi in contrapposizione alla proposta di iniziativa popolare “Almeno 10 euro” presentata in precedenza da Potere al Popolo e Rifondazione Comunista.

Scrive, la senatrice, spiegando come « la platea dei beneficiari, infatti, sarebbe di circa 4,2 milioni di persone, per i quali la retribuzione a 9 euro l’ora fissata per legge apporterebbe in media circa 163 euro in più al mese in busta paga ». E spiega pure che la proposta non solo assicura una « esistenza “libera e dignitosa” », come vuole l’articolo 36 della Costituzione, ma anche che secondo « una recente stima del Centro studi e ricerche dell’Inps, [garantirebbe allo Stato] circa 1,5 miliardi di euro di maggiori entrate fiscali» ( trattenuta IRPEF sulle 163 euro previste procapite per i 4,2 milioni di lavoratori interessati).

Si tratterebbe di un’interessante punto di vista che dovrebbe “arricchire” il dibattito politico sul tema della introduzione del salario minimo. Un dibattito che già comprerebbe altre due domande:

  • perché una proposta al ribasso (9 euro) quando ne esiste giù una per 10 euro? Perché non convergere con la proposta della Sinistra e realizzare un Fronte Ampio?

La destra, vicina alle esigenze degli imprenditori di tenere in “schiavitù” i lavoratori, tuttavia da quest’orecchio “non ci sente”. Ecco che, quindi, tramite La Verità [2], uno del ventaglio di media a lei asserviti recupera all’estero le “armi di distrazione di massa”.

Secondo quanto riporta il giornale che coccola la destra estrema e un po’ complottista, un esponente del partito tedesco FDP (piccola componente del governo tedesco che sostiene l’ideologia ordoliberale, vale a dire il liberalismo economico, la promozione del libero mercato e della privatizzazione) ha lamentato una possibile « nuova stretta sui limiti d’inquinamento può bloccare [in Germania] otto milioni di veicoli ». Tuttavia, il quotidiano tedesco Bild ha chiuso subito l’inutile polemica: l’esecutivo europeo ha già risposto – scrive – che « la Commissione Europea non ha alcuna intenzione di apportare modifiche retroattive, […] di adottare o promuovere misure che possano in alcun modo svantaggiare i cittadini che hanno acquistato automobili in buona fede ».

Insomma, chi ha il diesel non dovrà rottamarlo. Eventuali valutazioni della Commissione potrebbero limitare, in futuro, esclusivamente la commercializzazione di nuovi veicoli. E’ già previsto, infatti, – ci ricorda Fanpage [4] – che « per combattere i cambiamenti climatici, a partire dal 2035 nei Paesi UE sarà vietata la vendita di auto nuove a benzina o diesel »; non sarà certo vietato il possesso e l’impiego di un veicolo acquistato prima del 2035.

Insomma quella de La Verità è una vera e propria misinformazione.

Fanpage ci informa pure che « i trasporti, complessivamente, sono responsabili del 20 percento delle emissioni totali e quelli su strada ne rappresentano il 75 percento, con un rapido calcolo matematico si può determinare che il trasporto su strada rappresenta il 15 percento delle emissioni totali di CO2 di origine antropica ».

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Fonte:

[1] L’Unità, 3 agosto 2024, “Hai trovato un lavoro da schiavo? Ringrazia Iddio! L’unico rimedio allo sfruttamento è il salario minimo”.

[2] La Verità, 3 agosto 2024, “Dietrofront della Germania: “Non blocchiamo i diesel”.

[3] Bild, 3 agosto 2024, “EU gibt Entwarnung für Millionen Autobesitzer”.

[4] Fanpage, 15 febbraio 2023, “Quanto inquinano le auto a benzina e diesel rispetto alle emissioni globali di CO2”.

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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