Reddito di Base, l’Italia indietro con le firme
Due buone notizie per l’avvio di Redditi di Base Incondizionati (UBI) nell’Unione Europea.
[ se non sai di cosa si tratta scoprilo sul sito RedditodiBase.org ]
La prima è che sono state superate le 100.000 firme dell’Iniziativa Cittadina Europea (ICE): esattamente sono 108.380 le firme online raccolte ad oggi dall’avvio della raccolta, circa cinque mesi fa.
Ricordo che devono raggiungere almeno il milione affinché la petizione sia valida e quindi possa essere presentata alla Commissione Europea, secondo la normativa europea. Quindi è stata quasi raggiunta la soglia dell’11% [1].
La seconda buona notizia è rappresentata dal fatto che, causa l’emergenza sanitaria in atto, sono stati riconosciuti ulteriori tre mesi – e quindi fino al 25 marzo 2022 – per raggiungere l’obiettivo.
Infatti – spiega la Commissione nella decisione n. C(2021) 1121 dello scorso 19 febbraio – poiché « cinque Stati membri hanno comunicato che al 1º febbraio 2021 stavano applicando misure nazionali di confinamento che vietano o limitano notevolmente la libera circolazione dei cittadini all’interno del loro territorio, […] Stati che rappresentano più del 35 % della popolazione dell’Unione » si è decisa la « concessione di una proroga dei periodi di raccolta ».
Le firme procedono comunque speditamente in Slovenia ( dai cui cittadini ne sono state apposte 6.238, il 110% della soglia minima Paese sempre prevista dalle norme in funzione degli abitanti di ciascun Stato europeo ), e in Lettonia ( 2.912 firme, 51.63% della soglia minima ), Grecia ( 49.91% ), Estonia ( 43.4% ), Germania ( 41.37% ), e Spagna ( 39.43% ).
Acerbo: col Reddito di Base, maggiore forza contrattuale per i lavoratori
In Italia, invece, risultano essere appena 11.441, ovvero il 21.35% della soglia minima prevista per il nostro Paese.
Il motivo di questa decable è presto spiegato: nessuna grossa organizzazione, sindacato, o partito sostiene l’iniziativa in Italia. Tra i partiti politici sembra sostenerla solo Rifondazione Comunista [2] di cui sappiamo però l’attuale debole organizzazione.
Così presenta il reddito di base incondizionato, il partito guidato da Maurizio Acerbo: « uno strumento di lotta contro la povertà e l’esclusione, di garanzia del diritto all’esistenza degna per tutte e tutti, ma anche di maggiore forza contrattuale e libertà rispetto al ricatto della disoccupazione ».
Appare indispensabile che ciascuno che condivide l’iniziativa non solo materialmente la firmi online [ cliccando sull’immagine sotto sarete rimandati alla pagina della petizione ], ma si faccia parte attiva per girare la notizia ed il link a « familiari, amici e colleghi », chiedono gli organizzatori. Per raggiungere la soglia minima, dopo tutto, in Italia si dovrebbero sottoscrivere 319 firme al giorno fino alla scadenza.
In caso di difficoltà a seguire i vari passaggi per la firma online, vi rimando alla guida che ho pubblicato qualche settimana fa: “Reddito di Base : Come aderire alla petizione europea per istituirlo”.
Insomma il tempo c’è, ma serve impegnarci tutti: non bisogna dimenticare come un’analoga iniziativa, nel 2013 [3], naufragò con appena 276.914 firme ( e sole 4.525 in Italia ).
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Fonti e Note:
[1] European Basic Income Network, “Tabella dei risultati ECI-UBI 2020”.
[2] Rifondazione Comunista, 11 novembre 2020, “Rifondazione Comunista sostiene Iniziativa Cittadini Europei per reddito base incondizionato”.
[3] European Basic Income Network, “Tabella dei risultati ECI-UBI 2013”.
Sono un sostenitore convinto del reddito di base incondizionato in quando rappresenta un mezzo che consente alla persona una forza contrattuale e non accettare condizioni di sfruttamento e umilianti.