Referendum : il vero voto è “Col Sistema” oppure “Contro il Sistema”
All’antivigilia del voto referendario sul taglio, o meno, dei parlamentari nazionali – da 945 a 600 –, raccolgo due posizioni antitetiche al fine di dare un’ulteriore strumento di valutazione agli elettori in aggiunta a quanto già scritto in “Domenica 20 votiamo al Referendum e votiamo SI”.
Votare SI, se si è anti-sistema
In particolare mi sembra interessante ed innovativa la posizione del Partito dei Carc, un’entità comunista.
Questo, in particolare, evidenzia che – al di la delle miserabili ragioni di economicità o dei ipotetica migliore organizzazione del lavoro parlamentare – le ragioni di SI affondano le proprie radici in un voto antisistema.
La genesi del SI prende spunto, quindi, dalle elezioni politiche del 2018, quando « il M5S raccolse milioni di voti tanto da diventare il primo partito del paese e, con essi, raccolse il malcontento e le aspirazioni di cambiamento della maggioranza delle masse popolari ».
In sostanza, « la formazione del governo M5S-Lega fu l’incarnazione della frattura (la breccia) che si era creata fra le ampie masse e il sistema politico delle Larghe Intese (polo PD e polo Berlusconi) e rappresentò l’occasione di una inversione di marcia rispetto all’attuazione del programma comune della classe dominante che i partiti delle Larghe Intese avevano imposto nei decenni precedenti con i governi di centro–destra e di centro–sinistra ».
Conseguentemente, « il referendum è espressione di quanto rimane del M5S “antisistema” e, contemporaneamente, il tentativo delle Larghe Intese di fiaccarlo, riallinearlo e assorbirlo definitivamente. Detto in altri termini, il NO al referendum è il tentativo di risanare quella frattura aperta dalle masse popolari nel sistema politico della classe dominante con il voto in massa al M5S nel 2018 ».
« L’eventuale successo del SÌ – aggiunge un documento del Nuovo PCI – sarà una lezione salutare anche per quelli che nella “base rossa” ingenuamente si associano alla campagna per il NO per difendere la Costituzione del 48, ma in realtà sono impegnati in una parodia di battaglia per la difesa della Costituzione del 48: i diritti delle masse popolari e delle loro formazioni politiche non li si difende reclamando più posti in un’istituzione della democrazia borghese (il Parlamento) ridotta da tempo a ufficio di registrazione delle decisioni dei governi della borghesia imperialista […]; lo si difende lottando per la democrazia reale delle masse popolari, per l’organizzazione politica delle masse popolari ».
Votare NO, se si crede che la democrazia si misuri colle poltrone
Del tutto opposta la risposta del partito dell’estrema destra CasaPound che, con un breve comunicato, sostiene il NO al taglio dei parlamentari : « Siamo convintamente contro il taglio dei parlamentari, una riforma tanto inutile quanto demagogica, alla quale i Cinquestelle si attaccano per non perdere anche l’ultimo brandello di identità che gli è rimasto. Rifiutiamo questa concezione gretta della politica come ‘spreco’ »
Secondo CasaPound, « non è questo il momento storico di ridurre la rappresentanza del popolo italiano in parlamento, proprio ora che poteri finanziari e sovranazionali tremendamente forti, grandi e pervasivi mettono sotto attacco quotidianamente la sovranità popolare ».
La posizione è sposata in maniera più chiara e pragmatica dal Partito di Alternativa Comunista :
« Da comunisti sappiamo che la democrazia pura è una finzione. Nello Stato borghese la democrazia esiste solo per i padroni. [Tuttavia], diminuendo il numero degli eletti aumenterà il numero degli elettori necessari alla conquista di un seggio, cosicché diverrà ancora più difficile per le organizzazioni anticapitaliste del proletariato (quindi senza finanziamenti dalla borghesia) arrivare ad avere una loro rappresentanza in Parlamento da usare come tribuna di propaganda rivoluzionaria ».
Insomma, tutto il NO è solo per difendere la speranza di ottenere una … comoda poltrona.
Commenti più recenti