Rifondazione Comunista al bivio: svolta generazionale o implosione?

La seconda giornata del XII Congresso del Partito della Rifondazione Comunista è stata vibrante ed emozionante. La passione nei discorsi e l’intensità negli sguardi dei circa 300 delegati accorsi da tutta Italia dimostrano che il Partito è vivo. Anche gli interventi dei numerosi ospiti hanno confermato l’esistenza di una comunità comunista, anticapitalista, antimperialista e internazionalista che va ben oltre i confini di Rifondazione.
Tuttavia, il congresso ha anche messo in luce l’assoluta incomunicabilità tra le due anime del Partito: quella che si stringe attorno a Paolo Ferrero e quella che segue Maurizio Acerbo. Un muro contro muro, fatto di sottili minacce politiche da un lato e di arroganza dall’altro.
Eppure, la divisione non è tanto ideologica o basata su diverse analisi politiche e strategiche – su questi temi si è discusso poco. No, la spaccatura sembra essere principalmente caratteriale, frutto dello scontro tra due personalità tanto forti quanto differenti.
Oggi si arriverà alla resa dei conti.
I sostenitori di Acerbo, che sono arrivati al congresso con tre delegati in più, intendono far valere ogni singolo voto di differenza: tre su quasi 300. Secondo loro, chi vince detta la linea politica e guida il Partito. Questo modo di intendere il “centralismo democratico” è ciò che allontana molte persone dai partiti: l’idea di dover mettere il proprio pensiero al servizio di una decisione presa da una stretta maggioranza.
Dall’altra parte, i sostenitori di Ferrero contestano l’intero processo, ritenendo che il risultato sia stato influenzato da manipolazioni nei congressi provinciali – una vecchia piaga di Rifondazione e, forse, di tutti i partiti. Se si considerassero anche gli astenuti nelle votazioni provinciali, la realtà sarebbe che nessuno dei due documenti congressuali ha ottenuto la maggioranza assoluta degli iscritti. Il documento n. 1 di Acerbo si attesterebbe attorno al 48% contro il 47% del documento n. 2 di Ferrero, con una differenza di appena 60 voti su 6.000. Numeri troppo risicati per decretare un vincitore indiscusso.
Allora, che fare? Alcuni interventi hanno sottolineato come il Partito si trovi a un bivio: o una svolta o l’implosione.
Un dato è stato evidenziato con forza: l’età media degli iscritti è alta, i Giovani Comunisti, con poco più di 600 tesserati, rappresentano appena il 6% del Partito. Anche la presenza femminile è minoritaria.
E allora la svolta è chiara: Acerbo e Ferrero facciano un passo indietro. Restino in Segreteria per offrire la loro esperienza e il loro patrimonio politico, ma cedano la guida a una nuova generazione. Perché non eleggere un giovane? Anzi, una giovane. Perché non dare fiducia a Eleonora Canali, che ha dimostrato passione e coraggio sul palco del Congresso?
E la linea politica? Si continui ad affinarla nei mesi a venire, attraverso un “congresso aperto”, come qualcuno ha proposto. La distanza tra le due mozioni è minima e può essere colmata attraverso il dibattito nei territori per le elezioni locali e regionali, mentre a livello nazionale il voto degli iscritti potrà definire le strategie future.
Non è il momento delle divisioni, ma di unire le forze per rilanciare un Partito che vuole ancora essere protagonista della storia.
Bella e saggia proposta. Anche io pensavo che sia Acerbo sia Ferrero debbano fare un passo indietro per il bene del partito.
Affidarsi a una persona più giovane sarebbe un grande segno di maturità.
Ma non lo faranno. Il Narcisismo è troppo.
Una proposta più che giusta, ma mi domando se importino di più gli interessi collettivi o quelli personali
L’ ho seguita a pezzi e bocconi, sopraffatto dalla noia. Scissione manifesta o scissione carsica cambia niente. Sinistrismo ammuffito, stantio. Mi meraviglio che le mozioni siano state solo 2. Nulla che richiami i tempi burrascosi che stiamo vivendo. Unico collante l’ antifascismo cui Amadeo Bordiga rispose nel dopoguerra. Guardano il dito antifascista che indica la luna Antimperialista. Anche il loro anti imperialismo ha lo sguardo strabico non vedono che l’ imperialismo ha preso un corpo Unitario. Unità nello sfruttamento dei produttori, scissione e guerre nella spartizione del bottino. Filo palestinesi a prescindere senza dare uno sguardo alle classi coinvolte. In Israele c’ è un proletariato multi nazionale così in Palestina, nel mondo arabo,in Cina,Europa, Stati uniti e nelle medie potenze, fino alle più piccole. Compresi i salariati del Vaticano a Roma e non solo. Implosione? Una vera fortuna per coloro che all’ interno credono ancora al comunismo.