Rifondazione Comunista verso il XII Congresso

Maurizio Acerbo - Rifondazione Comunista - FB

A pochi giorni dall’inizio del XII congresso del Partito della Rifondazione Comunista (Montecatini Terme, 7-9 febbraio 2025), il Partito è spaccato [circa a metà, N.d.R.] tra doc. 1 e doc. 2.

La sintesi dei due documenti la fa Nando Mainardi: «la contrapposizione è relativa alla linea politica:

  • da una parte l’accettazione “obtorto collo” del bipolarismo, di alleanze, accordi e fronti con il Partito Democratico (documento 1);
  • dall’altra la proposta di costruzione del polo dell’alternativa alle politiche neo-liberiste, praticate da destra e centrosinistra (documento 2)» 1.

Il Partito ha istituito, sul proprio sito web, una “Tribuna Congressuale” dove, iscritti e dirigenti, di primo piano e non, hanno espresso in anteprima le proprie ragioni.

Ho letto tutti i contributi e ne ho steso questa sintesi, cercando di risultare asettico.

Ai lettori e agli interessati il giudizio sul risultato del difficile lavoro.

La parabola di un partito sceso da 150.000 a 10.000 iscritti

Roberto Musacchio, sostenitore del documento 1, quello del segretario uscente Maurizio Acerbo, mette però le mani avanti e afferma: «l’errore più grande che potremmo fare è ridurre questo congresso ad una specie di referendum sul rapporto col PD. Sarebbe il segno di una doppia subalternità, quella per cui la propria identità si definisce in rapporto negativo con un’altra. E quella per cui è centrale il momento elettorale come se fosse quello a definire strutturalmente la natura di un soggetto» 2.

Secondo Musacchio, il calo di iscritti al partito, dai quasi 150.000 di un periodo ai 9.360 di oggi, deriva «anche dalla perdita sempre più marcata di efficacia politica». Perdita connessa alla posizione di materiale marginalità rispetto all’attuale asse bipolare imposto dalla legge elettorale “maggioritaria”.

Di diverso avviso, Gianluigi Pegolo, per il quale «se oggi il partito si è ridotto a meno di 10.000 iscritti ed è stato sostanzialmente espulso dalle istituzioni, le responsabilità vanno cercate al nostro interno» 3.

Per la mozione n. 1, per spostare il PD a sinistra

Pegolo, tuttavia, anch’egli evidente sostenitore della mozione congressuale 1, accusa i firmatari della seconda di «autoisolamento» e di «atteggiamento settario» e «ottuso arroccamento». Per lui, invece, occorre dare seguito alla «domanda di unità presente fra i nostri stessi referenti sociali».

Stessa posizione per Marco Sironi, anche lui quindi mozione n. 1: «non mi basta un partito che si limiti a gridare le proprie ragioni ma voglio un partito che le faccia valere queste ragioni spostando in avanti i rapporti di forza» 4.

Più chiaramente, Rifondazione, secondo lui, «dovrebbe avere l’ambizione di riuscire dialetticamente a cambiare le posizioni sbagliate degli altri, anche dei soggetti politici a lei più vicini, e non chiudersi a riccio rifiutando ogni interlocuzione con l’esterno in nome di un’astratta purezza, per paura di sporcarsi le mani».

«Se vogliamo costruire un’alternativa di società – assicura Francesco La Rocca -, dobbiamo capire che da soli o accompagnati da soggetti ancor più piccoli irrilevanti rispetto a noi, che vorrebbero egemonizzare lo zero virgola cinque per cento, non ci possiamo oggettivamente riuscire». La soluzione è un’altra quindi: «Certo, non sempre è semplice la collaborazione e la convivenza con i soggetti che compongono il centro sinistra, ma sui temi comuni dobbiamo promuovere collaborazioni, accordi …» 16.

Giovanni Barbera sostiene la mozione n. 1 perché, a suo, dire, l’alternativa de «l’assorbimento del Prc in un nuovo partito costituito da micro formazioni caratterizzate da un’impostazione minoritaria sarebbe non solo la fine del Prc, ma rappresenterebbe, per i ragionamenti espressi sopra, anche la pietra tombale per la costruzione di una alternativa di società nel nostro Paese, in quanto condannerebbe al solo ruolo di testimonianza quelle forze politiche che aspirano a una trasformazione della società»17 .

Condivide di fatto tale posizione anche Paolo Walter Cattaneo che così taglia il ragionamento: quella della mozione n. 2 è «una linea fallimentare dopo avere tentato di sciogliere il partito in UP, in pratica in PaP» 18.

Cattaneo, poi, fa rilevare la sua personale posizione politica che sembra pregna di un sapore … tedesco (degno della Sahra Wagenknecht!): condanna i «non pochi casi di no-vax dichiarati tra gli iscritti e una confusa adesione ai movimenti no green-pass»; contesta «l’enfasi spropositata sui diritti civili» affermando che «il patriarcato è ovviamente inesistente da molti decenni» e, soprattutto, che il «concetto di distinzione del genere dal sesso, è una teoria liberale ed antiscientifica che nega la biologia»; e, infine, sostiene l’impiego dell’energia nucleare spiegando che «un sistema affidabile tutto basato sulle energie rinnovabili è praticamente impossibile».

«L’insistenza sul rifiuto dell’energia nucleare, una posizione sbagliata nel 1987, insensata nel 2011, semplicemente ridicola oggi quando la priorità è la produzione di energia affidabile, stabile, a costi che permettano di alimentare un sistema industriale moderno», precisa Paolo Walter Cattaneo.

Per la mozione n. 2, per costruire un’alternativa al sistema

Quella dei promotori della mozione n. 1 è una «una scelta disperata, senza alcuno sbocco politico, di rassegnazione e paura», secondo Giovanna Capelli. Il Partito non è fuori dalle istituzioni per la scelta politica di non allearsi col PD, bensì per «la debolezza del radicamento, delle relazioni politiche, dell’azione nel territorio, la fatica nel dare continuità a una presenza politica e sociale del PRC fra una elezione e l’altra» 19.

Duro pure il commento di Ezio Locatelli, autodichiarato sostenitore della mozione congressuale n. 2: quella della mozione 1, per lui, rappresenta «una scelta politica subalterna e parassitaria che mira dritto ad eleggere in qualsiasi modo, che non ha nessuna ambizione di trasformazione della società, di modifica della ripartizione della ricchezza, di rimessa in discussione degli assetti di potere. Semplicemente agisce nel mercato della politica per accaparrarsi quel che offre il sistema [le ricche “poltrone”, N.d.R] con l’unico risultato di rafforzare il sistema stesso» 5.

«Un sistema – prosegue Locatelli – in cui i partiti che si alternano periodicamente al potere realizzano il medesimo programma con sempre minori significative varianti. Non è certo un caso che in Europa queste stesse forze abbiano dato vita ad un esecutivo impresentabile, con dentro Fratelli d’Italia e Partito Democratico, fondato sull’agenda Draghi che fa dell’economia di guerra la propria bussola».

Anche Antonello Patta rifiuta, per Rifondazione Comunista, «il ruolo di cespuglio nel centrosinistra». Per lui, «il sostegno del centrodestra e del PD alla guerra e alle politiche neoliberiste rende […] la costruzione di un polo alternativo a quelli esistenti, oggi più valida di ieri» 6.

«Noi non abbiamo dubbi: il ruolo delle comuniste e dei comunisti è quello di costruire l’alternativa e non di fare i consiglieri non richiesti al PD», afferma con fermezza Fabrizio Baggi, anche lui della mozione n. 2 7.

Baggi contesta anche la vita interna di Partito: «in questi anni, l’assenza di democrazia interna, il non funzionamento degli organismi e dei dipartimenti ha contribuito non poco a passivizzare il partito».

Nessun dubbio neanche per Tatiana Bertini che nel suo contributo alla “tribuna congressuale” del Partito, propone una lunga disamina sulle malefatte politiche del Partito Democratico. Poi conclude: «Fare oggi un’aggregazione con il PD o con un campo largo di csx, oltre ad essere una scelta incoerente con le battaglie che portiamo avanti, ci vedrebbe morire velocemente senza ristabilire, riportando le persone a votare, quella democrazia che in Italia è sempre più necessaria» 8.

A Montecatini un Partito diviso, pronto (o forse no) alla scissione

Che non si tratti di un Congresso per tesi politiche ma di una conta tra amici di Acerbo o di Ferrero, lo si evidenzia dalle accuse di Stefano Galieni: Secondo lui, Paolo Ferrero ha «scientemente operato per tre anni per la spaccatura», ha svolto una «costante guerriglia interna», per condurre uno «stremante scontro di potere»9.

Da qui l’invito, per futuro, tanto a realizzare «un clima diverso e costruttivo» che a sostenere «un progetto per rinascere e non per decidere la composizione da manuale Cencelli dei nostri organismi dirigenti o continuare a spingere fuori del partito compagne/i trasformandoli in nemici da battere distorcendone le posizioni».

Galieni, tuttavia, riconosce anche che le difficoltà del Partito nascono soprattutto da fattori di natura esterna: ad esempio da una «espropriazione neoliberista degli spazi di democrazia» che si è palesata con strumenti quali «soglie di sbarramento e maggioritario volte a escludere le forze che si collocano fuori dal bipolarismo».

Anche Dino Greco osserva le dinamiche interne del Partito e, apertamente contestando Paolo Ferrero, afferma di non vedervi futuro ove non si superasse l’attuale «mosaico di correnti e sottocorrenti, di capi e sottocapi, dove le sedi decisionali non sono luoghi dove si discute e si elabora, ma solo dove ci si conta» 10.

«Un Partito in cui opera una corrente è, purtroppo, un Partito già scisso», afferma Raul Mordenti. Il dirigente comunista rivela una forte assonanza tra le due mozioni: «i due documenti sono sovrapponibili almeno per l’80% dei contenuti! Il fatto è che si voleva la conta, si voleva la contrapposizione, si voleva la separazione nel Partito, preludio di una scissione che ora il compagno Ferrero dice di voler evitare» 11.

Per Mordenti, quindi, «la sopravvivenza di Rifondazione, che non può sopportare un’ennesima scissione, è dunque appesa a un filo. Penso che solo la prevalenza del documento n.1 firmato dal segretario Acerbo possa evitare che quel filo si rompa».

A costoro, ma sopratutto a Galeani, risponde Tonia Guerra con una lunga replica che nota come, di fatto, la mozione n. 1 accusa i firmatari della 2 di essere «un gruppo di malfattori». Ne consegue che la supposta richiesta di unità dai primi avanzata avrebbe un carattere ipocrita. Per Guerra, tuttavia, resta che «i “buoni” dovranno confrontarsi con i “cattivi”» 12.

Non si tratta di un buon preludio alla serenità del Congresso!

C’è chi comunque vuole il simbolo del Partito sulla scheda elettorale

Il dato di fatto è però chiaramente uno, e lo sottolinea Enrico Calossi: «Negli ultimi venti anni, ad ogni tornata elettorale (sicuramente a livello nazionale ed europeo), Rifondazione Comunista non si è presentata alle urne con il proprio contrassegno elettorale». Invece, correttamente ci vien da dire, lui sostiene la necessità, «senza vergogna», di presentarsi «sulle schede elettorali con il proprio simbolo». D’altro canto, aggiunge, «il rafforzamento dell’organizzazione, il reclutamento di iscritti e militanti, la formazione continua, la presenza in vertenze sociali, il lavoro di inchiesta rappresentano elementi centrali nella strategia di un partito rivoluzionario. Le elezioni sono, pertanto, solo uno dei tanti momenti di attività del partito, che pertanto vanno affrontate con intelligenza tattica che si adatta nelle varie fasi» 13.

La proposta è appoggiata formalmente da Pasquale Palladino, che aggiunge e precisa: «Le responsabilità interne dello stato attuale semiclandestino del Partito sono di chiunque abbia avuto ruoli dirigenziali. La gente si meraviglia di vedere la nostra bandiera ai banchetti perché da quasi 20 anni non presentiamo il simbolo alle elezioni politiche» 14.

Anche secondo Luca Fontana, «continuare ad affidare prioritariamente il successo dell’iniziativa dei comunisti alla manovra politica all’interno delle istituzioni è, nel migliore dei casi, una pia illusione». Tuttavia, lo stesso, affermando che questa non è una contraddizione, sostiene l’azione comune col PD e la mozione n. 1 15.

Dopo Unione Popolare, il de profundis suona per Pace, Terra e Dignità

Un’autocritica viene, quindi, pure da Fausto Cristofari: «il progetto di PTD (certamente segnato da verticismi e insufficienze) non dà segno di sviluppi futuri. In tutto ciò, abbandonare il nostro profilo di alternativa rischierebbe di farci perdere le attuali interlocuzioni, senza costruirne di nuove»20 .

Anche Nando Mainardi spara contro il progetto PTD caro a Maurizio Acerbo: «Mi è capitato, in questi giorni, di seguire l’assemblea territoriale del Nord Italia di Pace Terra Dignità, tenutasi nell’ottobre scorso e disponibile on line. Ero curioso poiché la formazione di Santoro, dopo le europee, si era eclissata, e volevo capire verso quali lidi puntasse. Nessuna novità: ho trovato la stessa autoreferenzialità, boria (anche nei confronti di Rifondazione Comunista) e scarsa chiarezza politica che già aveva caratterizzato il percorso delle europee».

Una (e sola) proposta concreta dal dibattito

Alla fine di tanto dibattito, l’unica proposta concreta giunge dalla penna di Delfo Burroni: «Ritengo essenziale usare internet al massimo del suo potenziale. Rinnovo la richiesta di uno spazio virtuale di confronto permanente, organizzato con la logica open source di una scaletta di aree tematiche, così da soddisfare il bisogno di partecipazione dal basso dell’intera società e poter raccogliere ogni singolo sforzo del proletariato che al contempo ne trae il vantaggio di non sentirsi solo, acculturarsi ed emanciparsi alla lotta. Non bastano le interminabili conferenze. Internet non è una TV. Serve interazione» 21.

Burroni che, poi, fa chiaramente intendere da che parte sta quando avverte del pericolo del «neo-nazismo imperialista sostenuto anche dal PD» da cui consegue il «rifiuto di ogni sostegno ad un campo largo che comprenda partiti guerrafondai come il PD».

Unisciti alla conversazione …

Hai idee o esperienze da condividere su questo argomento? Il tuo punto di vista è unico e importante. Condividilo nell’area commenti più giù e aiutaci a vedere le cose da una nuova angolazione.

Fonti e Note:

1 – Rifondazione, “Nando Mainardi, Intervengo brevemente su due aspetti”.

2 – Rifondazione, “Roberto Musacchio, Per un rilancio serve un bilancio”.

3– Rifondazione, “Gianluigi Pegalo, Non ho mai pensato che i risultati di un partito dipendano dal destino cinico e baro…”.

4 – Rifondazione, “Marco Sironi, Una riflessione in merito alla frase “mai con i guerrafondai”…”.

5 – Rifondazione, Ezio Locatelli “Il cambiamento o è in opposizione al sistema di guerra e di sfruttamento o non è”.

6 – Rifondazione, “Antonello Patta, Nel documento 1 tutto porta all’alleanza con il centrosinistra”.

7 – Rifondazione, “Fabrizio Baggi, Care compagne e cari compagni, quello che ci apprestiamo a celebrare è un congresso delicato”.

8 – Rifondazione, “Tatiana Bertini, Perché sostenere il Documento 2”.

9 – Rifondazione, “Stefano Galeani, Nel suo intervento in questa tribuna, Paolo Ferrero…”.

10 – Rifondazione, “Dino Greco, Nel contributo di Paolo Ferrero al dibattito congressuale convivono più registri discorsivi”.

11 – Rifondazione, “Raul Mordenti, Il compagno Ferrero e la Coccoina”.

12 – Rifondazione, “Tonia Guerra, Se le premesse sono queste…”.

13 – Rifondazione, “Enrico Colassi, Rifondazione Comunista, senza vergogna. Sulle schede elettorali con il proprio simbolo”.

14 – Rifondazione, “Pasquale Palladino, Care Compagne e Cari Compagni, Ho letto con piacere tutti gli interventi finora presenti nella nostra Tribuna Congressuale …”.

15 – Rifondazione, “Luca Fontana, Perche’ voto il documento 1 – Acerbo”.

16 – Rifondazione, “Francesco La Rocca, Il contributo che, da comunisti, possiamo dare alla sinistra”.

17 – Rifondazione, “Giovanni Barbera, Per un congresso che segni una svolta nel partito e nella costruzione dell’opposizione”.

18 – Rifondazione, “Paolo Walter Cattaneo, La scelta tra le due mozioni è stata facile”.

19 – Rifondazione, “Giovanna Capelli, Sovranità del Partito e autonomia dei territori”.

20 – Rifondazione, “Fausto Cristofari, Il progressivo restringimento del nostro Partito è avvenuto nel quadro di un bipolarismo”.

21 – Rifondazione, “Delfo Burroni, Superare il neo-luddismo”.

Natale-Salvo-BN

Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

Potrebbero interessarti anche...

Una risposta

  1. Avv. Nicolo' Vignanello ha detto:

    La scelta che fa un partito cui non aderisco più – un loro dirigente 25 anni fa mi disse che eri troppo a sinistra pure per loro – non è di mio interesse.
    Le battaglie in nome di unità lungi dal realizzarsi mi interessano decisamente di più. Battaglie a perdere!? Forse ma essere comunisti in una società capitalista morente per me significa essere coerenti e continuare su una precisa strada.
    Ribadisco che il PD per me è parte del problema e non sarà mai la soluzione. Poi che Rifondazione prenda quella via sarà solo la palese dichiarazione di una scelta che vediamo da tanti anni, velata o no.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *