SARS-Cov-2 : l’emergenza fu sottovalutata da OMS?
Lo scorso 31 gennaio 2020, il Consiglio dei Ministri ha decretato lo “stato di emergenza” sanitaria in Italia. L’atto fu deciso dopo la dichiarazione di “emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale” (PHEIC) diffusa dal Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, in inglese WHO) [1] e dovuta all’ormai a tutti noto coronavirus SARS-Cov-2.
Più in dettaglio, la PHEIC è la dichiarazione del verificarsi di « un evento straordinario che è determinato a costituire un rischio per la salute pubblica per altri Stati attraverso la diffusione internazionale delle malattie e che richiede potenzialmente una risposta internazionale coordinata ».
Il resto è storia dei nostri giorni.
Ma la storia, spesso, ha bisogno dell’antefatto e qua, in breve, lo raccontiamo. Quella ufficiale, almeno.
L’agenda della crisi sanitaria : 10 gennaio, arriva il SARS-Cov-2
Il 10 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità diramava un comunicato nel quale portava a conoscenza della Comunità internazionale che « il 31 dicembre 2019, un gruppo di polmonite di eziologia sconosciuta è stato segnalato nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei. Il 9 gennaio le autorità cinesi hanno riferito nei media che la causa di questa polmonite virale è stata inizialmente identificata come un nuovo tipo di coronavirus, che è diverso da qualsiasi altro coronavirus umano scoperto finora ».
Nulla di nuovo, però, perché – spiegò l’OMS – « i coronavirus sono una grande famiglia di virus respiratori che possono causare malattie che vanno dal comune raffreddore alla sindrome respiratoria mediorientale e alla sindrome respiratoria acuta grave (SARS) ».
« I segni e i sintomi clinici dei pazienti riportati in questo gruppo – spiegava sempre il comunicato dell’OMS – sono principalmente febbre, con alcuni pazienti che hanno difficoltà a respirare e radiografie del torace che mostrano infiltrati polmonari bilaterali ».
Come prime raccomandazioni, venivano diffuse quelle classiche di igiene di base : « lavaggi frequenti delle mani, evitare il contatto ravvicinato con le persone che soffrono di infezioni respiratorie acute ». Inoltre, gli equipaggi delle compagnie aeree e di navigazione erano invitati a rilevare « se un viaggiatore a bordo di un aeromobile / di una nave presenta segni e sintomi indicativi di infezioni respiratorie acute » compilando l’apposito modello e segnalandolo, se richiesto, alle Autorità del Paese di sbarco.
L’agenda della crisi sanitaria : 22 gennaio, smentita l’emergenza
Era il 22 gennaio quando si riuniva il “Comitato di emergenza” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo che la diffusione del coronavirus SARS-Cov-2 si era sviluppata non solo in Cina ma anche in Corea e Giappone.
Questo “Comitato di emergenza” è composto, nella sua interezza, da 15 membri e 5 consulenti. Nessun italiano, tra questi. Si tratta sia di medici, docenti universitari, tecnici anche di settori economici (ad esempio, Ansa Jordaan, della ICAO, l’International Civil Aviation Organization e David Powell della IATA, International Air Transport Association) e politici (quale Karen Tan, ministro della comunicazione e dell’informazione di Singapore).
Ad una veloce lettura dell’elenco delle specializzazione dei medici, risultano, su 20 componenti, solo due virologi : l’esperta olandese Marion Koopmans – si è già occupata del coronavirus MERS-Cov – e lo scienziato dello Sri-Lanka ma che oggi lavora ad Hong Kong Malik Peiris – che già s’occupò di SARS nel 2003.
Il Comitato, dopo aver rilevato che si « stava verificando una trasmissione da uomo a uomo ed è stata presentata una stima preliminare R0 di 1,4-2,5. L’amplificazione è avvenuta in una struttura sanitaria. Dei casi confermati, il 25% è segnalato come grave » e che « le autorità cinesi [avevano messo] in atto forti misure di contenimento (la chiusura dei sistemi di trasporto pubblico nella città di Wuhan e in altre città vicine » esprimeva « opinioni divergenti ». In conclusione stabiliva che, al momento, l’evento « non costituiva un PHEIC » (un’emergenza sanitaria internazionale).
In ogni caso, suggerivano che « tutti i paesi dovrebbero essere preparati per il contenimento, tra cui sorveglianza attiva, diagnosi precoce, isolamento e gestione dei casi, tracciabilità dei contatti e prevenzione della diffusione continua dell’infezione ».
L’agenda della crisi sanitaria : 30 gennaio, ora sì che c’è l’emergenza
Il Comitato tornava, il 30 gennaio, ad esaminare l’andamento dell’epidemia da coronavirus SARS-Cov-2.
Questa volta, « il Comitato ha convenuto che l’epidemia soddisfa ora i criteri per un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale ». Il Comitato, inoltre, confermava le generali raccomandazioni del 22 gennaio e ribadiva che non c’è necessità di « alcuna restrizione ai viaggi o al commercio in base alle informazioni attualmente disponibili ». Al contrario, impegnava i Paesi ad attivarsi « contro le azioni che promuovono lo stigma o la discriminazione ».
Ricevuto il parere del Comitato scientifico, il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus – direttore generale dell’OMS dal 2017, prima di essere stato ministro degli affari esteri dell’Etiopia dal 2012 al 2016 -, ha emanato lo “stato di emergenza” sanitaria internazionale.
Recentemente lo scorso 27 marzo, il dottor Ghebreyesus ha indirizzato un messaggio ai governi mondiali dove ha ricordato che occorre essere « uniti per affrontare insieme la pandemia. Siamo una sola umanità, con un solo nemico comune. Nessun paese può combattere da solo; possiamo solo combattere insieme ».
Contemporaneamente, ha cercato di tranquillizzare le popolazioni ricordando il coronavirus SARS-Cov-2 NON E’ l’Armaghedon : « le epidemie virali sono un fatto della vita », ha rassicurato.
Avrà certamente ragione, ma …
Note :
[1] I testi virgolettati sono tratti e da noi tradotti dall’originale in inglese dal sito web della World Health Organization con licenza CC BY-NC-SA 3.0 IGO – Per i titoli dei singoli articoli si rimanda al link.
Credits : Photo by Dimitri Karastelev on Unsplash
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