Senato, Salario Minimo Orario: 9 euro l’ora la paga minima legale?
Occorre istituire «il salario minimo orario al fine di garantire ad ogni lavoratore un trattamento economico equo». Su questo concordano tanto il Partito Democratico quanto il Movimento Cinque Stelle che hanno presentato due diverse Proposte di Legge, il 3 maggio 2018 (n. 310, a firma del senatore “dem” Mauro Laus) e il 12 luglio 2018 (n. 658, a firma della senatrice “grillina” Nunzia Catalfo).
Non sembra però che nessuno abbia “fretta” di tradurre l’intenzione in atto concreti. Lo scorso 15 gennaio 2019, comunque, la Commissione lavoro e Previdenza Sociale del Senato, presieduta proprio dalla senatrice Catalfo, ha convenuto per lo «svolgimento di un breve ciclo di audizioni informali al fine di acquisire elementi istruttori da parte dei soggetti maggiormente interessati».
In attesa che la Commissione avvii tale ciclo di audizioni, si può rilevare come i provvedimenti proposti partano dalla stessa impostazione ovvero che la retribuzione «debba essere sufficiente a soddisfare i bisogni e le esigenze fondamentali personali e familiari del lavoratore affinché egli possa vivere una vita libera e dignitosa» (vedi relazione proposta Laus), proprio per come previsto dall’art. 36 della Costituzione.
Oltre che al rispetto sostanziale della Costituzione, la preoccupazione della Catalfo è rivolta al fatto che «anche in Italia il fenomeno dei working poors – lavoratori il cui reddito è inferiore alla soglia di povertà relativa – è in crescita, come ci ha mostrato il recente rapporto Eurostat, In-work poverty in the EU del 16 marzo 2018».
Secondo il Rapporto, «in Italia 11,7 per cento dei lavoratori dipendenti riceve un salario inferiore ai minimi contrattuali»; uno dei peggiori dati europei dopo quelli della Romania, della Grecia, della Spagna e del Lussemburgo (al contrario di Paesi come Finlandia, Rep. Ceca, Belgio, Irlanda dove i contratti vengono rispettati).
Quale salario minimo propongono le proposte in discussione?
Anche sulla determinazione del salario orario minimo, grosso modo, le due proposte concordano: il senatore Laus (PD) sostiene che «il valore orario del salario non può essere inferiore a 9 euro al netto dei contributi previdenziali e assistenziali e si applica a tutti i rapporti aventi per oggetto una prestazione lavorativa». Per la senatrice Catalfo (M5S), invece, deve essere «comunque non inferiore a 9 euro all’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali».
Il testo del senatore Laus appare più snello e per questo è più gradito; non ci convince tuttavia il fatto che possono essere previsti «casi di esclusione dall’applicazione del salario minimo orario» (art. 3 della proposta)! Importante, invece, che «le Pubbliche Amministrazioni non stipulano contratti né erogano contributi o finanziamenti se i soggetti con cui instaurano rapporti o a cui erogano benefìci retribuiscono i propri lavoratori con compensi di importo inferiore al salario minimo orario» (art. 4).
Il testo della senatrice Catalfo invece, appare più articolato, forse troppo tecnico. Viene quindi da domandarsi se la paga oraria della “grillina” si applichi a qualunque attività o ne esclusa molte (vedi ad esempio il Datore di Lavoro privato o le associazioni di volontariato). Non piace neanche la “norma transitoria” (art. 5) inserita nella proposta che rinvia il diritto alla dignità salariale alla scadenza dei vigenti contratti collettivi nazionali e territoriali.
Si tratta di iniziative apprezzabili ma che devono “camminare” assieme a alla istituzione di un Salario minimo nazionale. Un’accettabile paga oraria, infatti, moltiplicata un numero inaccettabile di ore di lavoro (vedi part-time imposto) comporterà sempre e comunque un Salario mensile insufficiente ad assicurare di soddisfare i bisogni e le esigenze fondamentali personali e familiari del lavoratore.
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