Servizi segreti senza limiti: allarme rosso

Palazzo Dante a Roma, sede dei servizi segreti italiani.

Diciamolo chiaramente: l’articolo 31 dell’ennesimo disegno di legge “sicurezza”, tanto caro alla destra reazionaria al governo, è una vergogna. Un tassello chiave nel percorso di trasformazione di uno Stato democratico in uno Stato autoritario. Con questo articolo, si potenziano i servizi segreti italiani (DIS, AISE, AISI che in ultima analisi rispondono al Presidente del Consiglio, oggi Giorgia Meloni). In realtà, gli si dà carta bianca per agire senza vincoli.

Il primo comma impone a pubbliche amministrazioni, società partecipate e concessionarie di servizi essenziali di collaborare con i Servizi segreti. Devono fornire assistenza e documenti, anche derogando alle normative sulla riservatezza.

Tradotto: Università, ospedali, compagnie telefoniche, elettriche, ferroviarie, postali e marittime dovranno consegnare qualsiasi dato richiesto. Non importa se si tratta di informazioni sanitarie, contatti telefonici o spostamenti. Ogni cittadino, anche incensurato, potrebbe finire schedato per il solo fatto di aver scritto una tesi scomoda o frequentato certe persone.

Durante il dibattito in Commissione al Senato, sono emersi dettagli ancora più inquietanti.

Oggi i Servizi segreti possono già infiltrarsi in organizzazioni terroristiche. Ma possono anche promuoverle, guidarle, reclutare membri e perfino compiere attentati, senza risponderne alla legge.

Le opposizioni hanno lanciato l’allarme il 18 marzo [1]. Nessun senatore di destra ha replicato.

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Le oppofinzioni alzano la voce al Senato. Zitte nel Paese

Giorgis (PD) ha denunciato che i Servizi segreti potranno ottenere informazioni sensibili su chiunque, comprese cartelle cliniche e diagnosi di malattie. Ha definito «allarmante l’idea che possano creare organizzazioni eversive con la scusa della sicurezza nazionale».

Scarpinato (M5S) ha messo in guardia dal rischio di «schedature di massa», con pressioni sui docenti per «segnalare studenti militanti antagonisti». Ha ricordato che i Servizi segreti potranno «partecipare a bande armate e istigare reati, senza controllo», neanche della Commissione parlamentare COPASIR. Un rischio gravissimo, viste le loro responsabilità passate nella «strategia della tensione» nella quale i Servizi segreti sono stati coinvolti «perfino attentati sui treni».

Anche De Cristofaro (AVS) e Rossomando (PD) hanno espresso forte preoccupazione. Rossomando ha avvertito che «si rischia di tornare a situazioni antecedenti alle democrazie liberali», cancellando decenni di lotte e sacrifici umani.

Scalfarotto (IV) ha sottolineato che prima di intervenire sui poteri dei Servizi, bisognerebbe chiarire gli abusi «nelle intercettazioni ai danni di giornalisti, attivisti e sacerdoti». Il governo ha dovuto rescindere il contratto con l’azienda israeliana Paragon Solutions proprio per l’uso illecito del suo software di sorveglianza.

Maiorino (M5S) ha infine denunciato l’atteggiamento della maggioranza, «indisponibile perfino al confronto».

Il Parlamento discute da mesi questo provvedimento: il DDL 1660 (ora DDL 1236 al Senato). Dopo il via libera della Camera, la sua approvazione finale è imminente.

La società civile non può restare a guardare. Le rivelazioni del 18 marzo lo dimostrano: siamo di fronte a un attacco diretto ai diritti fondamentali. Se non reagiamo ora, domani potrebbe essere troppo tardi.

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Fonti e Note:

Credits: Foto di Sander Sammy su Unsplash

[1] Senato, Legislatura 19ª – 1ª e 2ª riunite – Resoconto sommario n. 59 del 18/03/2025, “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario, approvato dalla Camera dei deputati e petizione n. 1176 ad esso attinente” ( petizione della sig.ra Bianca Laura Granato da Catanzaro e numerosissimi altri cittadini che il 4 marzo 2025 chiedeva l’abrogazione dell’articolo 31).

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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