Servizio Civile: i punti critici, la riforma necessaria

Il Servizio Civile Universale (SCU) è nato come opportunità di formazione e crescita personale per i giovani e strumento di sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese. Le finalità del servizio erano già precisate nella precedente legge 6 marzo 2001, n. 64 (Istituzione del servizio civile nazionale). Qui, in particolare, all’articolo 1 (lett. e), era affermato che «il servizio è finalizzato a contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale».
Nella pratica, i volontari possono essere impegnati nell’ambito:
- dell’assistenza sociale,
- della protezione civile,
- della tutela ambientale e del patrimonio artistico e culturale,
- e, infine, nell’educazione e promozione culturale [1].
Ma il Servizio Civile Universale funziona davvero? I numeri dicono di no: troppi pochi partecipanti, progetti spesso inadeguati e un compenso ridicolo. Eppure, se ben strutturato, potrebbe unire cittadinanza attiva e sostegno economico.
Servizio Civile: Un’occasione mancata
Ogni anno, il governo apre i bandi per il SCU.
Nel 2022, sono stati messi a disposizione 74.163 posti [2]. Sulla carta, un numero elevato. Ma a ben vedere, i posti disponibili nel 2022 sono stati di gran lunga inferiori alle 126.245 domande presentate, lasciando fuori quasi la metà dei candidati.
Nella realtà, un fallimento: il servizio civile impiega pochi giovani rispetto alla popolazione potenzialmente interessata. Le cause? Orari rigidi, stipendi miserabili e progetti che a volte si rivelano inutili o mal gestiti.
Il SCU dovrebbe rappresentare un’opportunità concreta di formazione e crescita. Ma oggi garantisce solo un impegno precario e sottopagato negli Enti del Terzo Settore. Il compenso, fermo a 507,30 euro al mese nel 2023 [3], è insufficiente per chiunque voglia mantenersi. Inoltre, le 25 ore settimanali imposte rendono difficile conciliare il servizio con altre attività, come lo studio o un impiego parallelo.
È curioso rilevare come, benché previsto dalla legge istitutiva, l’offerta pubblica appaia assente.
Non perderti i prossimi articoli! Iscriviti alla nostra Newsletter.
Le riforme necessarie
Per trasformare il SCU in una vera opportunità per tutti, è necessario intervenire con riforme concrete:
- Eliminazione del limite d’età (art. 14): perché negare questa possibilità a chi ha più di 28 anni? Il senso di appartenenza alla comunità e il bisogno di un sostegno economico non si esauriscono con l’età.
- Riduzione dell’orario settimanale (art. 16): portare l’impegno da 25 a 15 ore permetterebbe ai volontari di integrare il SCU con altre attività, aumentando la partecipazione.
- Retribuzione dignitosa (art. 17): elevare l’attuale compenso da circa cinque a 10 euro l’ora, elevare l’attuale compenso di cinque euro a 10 euro l’ora, in linea con la soglia minima del lavoro dignitoso. Servire la comunità non deve essere sinonimo di sfruttamento.
- Apertura ai condannati, anche definitivi (art. 14, lettera d): l’articolo 27 della Costituzione stabilisce la presunzione d’innocenza fino alla condanna definitiva e che la pena deve rieducare. Perché allora impedire a chi ha condanne non definitive e a chi ha espiato la propria condanna di ricostruirsi un futuro? Il SCU deve essere uno strumento di reinserimento sociale.
- Maggiore finanziamento pubblico (art. 3): il Fondo nazionale per il servizio civile deve essere potenziato. I fondi potrebbero arrivare dall’assegno di inclusione, trasformando un sussidio passivo in un’opportunità attiva.
Dare un senso al Servizio Civile
Il SCU può essere molto più di una semplice esperienza formativa: può diventare un pilastro della società, un ponte tra cittadinanza e autonomia economica. Ma servono scelte coraggiose.
Ignorare i suoi limiti lo condanna all’irrilevanza. Riformarlo, invece, darebbe ai cittadini un ruolo attivo e un’alternativa concreta alla precarietà.
Unisciti alla conversazione …
Hai idee o esperienze da condividere su questo argomento? Il tuo punto di vista è unico e importante. Condividilo nell’area commenti più giù e aiutaci a vedere le cose da una nuova angolazione.
—
Fonti e Note:
Credits: Foto di Desola Lanre-Ologun su Unsplash.
[1] Decreto Legislativo 6 marzo 2017, n. 40 (Istituzione e disciplina del servizio civile universale, a norma dell’articolo 8 della legge 6 giugno 2016, n. 106).
[2] Compagnia di San Paolo, marzo 2024, “Valutazione del Servizio Civile Universale”.
«Complessivamente sono pervenute 126.245 domande con la seguente suddivisione geografica: oltre la metà nel Sud e Isole (55,31%) a cui seguono il Centro con il 20,9% ed il Nord con il 20,9%, oltre al 2,8% riconducibile all’Estero. Il numero di volontari avviati al servizio dal 2001 è 624.360, di cui 50.972 nel 2022 (50.040 in Italia e 932 all’estero) e si conferma, come negli anni passati, la prevalenza delle regioni del Sud, isole comprese, per numero di volontari avviati, che superano i 50 punti percentuali (53,9%); a seguire il Centro (23,9%) e in Nord (22,2%). Il 62,9% dei volontari avviati è di sesso femminile e il restante 37,1% di sesso maschile. Le regioni del nord vedono una maggiore partecipazione femminile (64%)».
[3] Decreto n. 556 del 13 giugno 2023 (Adeguamento dell’assegno di servizio civile) del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale.
Informazioni maggiori in merito al Servizio Civile Universale (SCU) sul sito del “Dipartimento Politiche giovanili” del governo: “Cosa è il Servizio civile universale”.
Commenti più recenti