Siria/2: il “tutti contro tutti” prolunga le sofferenze del popolo

Un groviglio intricato e quasi inestricabile. Così è definibile la situazione della Siria, ad undici anni dall’inizio del conflitto che ha ridotto il Paese ad un ammasso di detriti e la sua popolazione alla povertà assoluta, tanto economica quanto culturale.

Dallo scoppio delle prime manifestazioni popolari di contestazione al governo (“primavera araba”, 2011), alla guerra civile, alla nascita di “repubbliche indipendentiste” nel nord del paese ( una curda e l’altra islamista ), all’ingresso in Siria di forze straniere, talvolta alleate tal altra avversarie di una fazione piuttosto che dell’altra, è stato un susseguirsi di sofferenze, bagni di sangue e lutti.

20 risoluzioni dell’ONU sulla questione “Siria”, dal 2012 ad oggi, certificano il fallimento delle politiche di tale organizzazione che, ad esempio, sono mancate della creazione di una “no fly zone” sul Paese che avrebbe potuto impedire i devastanti raid aerei sulla popolazione, tanto stranieri ( americani, russi, turchi e israeliani sopratutto ) quanto siriani stessi.

Siria: i vari interessi politici in conflitto

Troppi gli interessi sulla Siria.

  • Quelli americani e della Lega Araba, tesi tanto a rovesciare il presidente Bashar al-Assad filo-russo e di fede musulmana sunnita, minoritaria nel mondo islamico.
  • Quelli, sempre americani, volti a perpetrare la sua “guerra al terrorismo” e, in particolare, la presenza in Siria di entità legate all’ISIL ( l’organizzazione Hay’at Tahrir al-Sham, “Comitato di liberazione del Levante”, che occupa un’area a nord, attorno la città di Idlib ).
  • Quelli turchi, individuabili nella volontà di allontanare dai propri confini la popolazione curda che vive in Siria.
  • Quelli del popolo curdo, che nel nord-est della Siria ha creato una sorta di repubblica indipendente, il Rojava [1], con tanto di capitale (Ayn Issa ), sotto il controllo delle milizie dell’Unità di Protezione Popolare (YPG).
  • Quelli russi e iraniani, improntati a mantenere la Siria sotto la propria area di influenza politica e quindi a fermare la guerra civile formalmente nata dalla nascita dell’ESL, l’esercito siriano libero, costituto da generali e militari siriani disertori.
  • Quelli della “Syrian Opposition Coalition”, tra i cui componenti si annoverano eppure quelli del “Kurdish National Council” (KNC), che, da un lato, vogliono assolutamente rovesciare il potere di Bashar al-Assad e, dall’altro, assolutamente contestano e condannano l’attività del YPG in Rojava ( e sono da quest’ultimi accusati di « lavorare con la Turchia »).
  • Quelli israeliani, tesi a colpire gli iraniani e i loro alleati Hezbollah presenti in Siria in quanto questi ultimi alleati dell’esercito siriano.

Senza dimenticare la presenza e gli interessi in loco dello “Stato Islamico” (ISIL).

In conclusione, potremmo dire che siamo difronte ad un “tutti contro tutti”!

Siria: il ruolo dell’ONU, degli Stati Uniti e della Lega Araba

Anche l’ONU a più riprese, anche con la Risoluzione n. 2254 del 2015, si è intromessa negli affari interni del Paese di fatto riconoscendo l’opposizione e reclamando « un governo attendibile, inclusivo, non settario e che stabilisca un programma e un procedimento per redigere una nuova costituzione, e inoltre esprime il proprio sostegno ad elezioni libere e giuste » [2].

D’altro canto, sin dal 2011, la Lega Araba e la Libia hanno riconosciuto come “governo legittimo del Paese” non quello guidato da Bashar al-Assad ( rieletto presidente nel 2008 col 97,6 % in elezioni farsa, ovvero dove era l’unico candidato ) quanto quello in esilio ad Istanbul, in Turchia, e denominato “Consiglio nazionale siriano” [3].

Salem Al-Meslet, l’attuale leader dell’opposizione siriana

Tale “Consiglio” si è poi evoluto in un nuovo Organismo, il “National Coalition of Syrian Revolution and Opposition Forces” [4], oggi presieduto da Salem Al-Meslet eletto con 71 voti ( si nota l’ampia rappresentatività e partecipazione popolare alla sua elezione, vero? ).

Questo Al-Meslet presenta un curriculum che definisce i suoi interessi politici: « Meslet si è recato negli Stati Uniti nel 1978, dove ha completato gli studi in scienze politiche. Dal 1998 al 2011, ha lavorato come ricercatore presso il Gulf Research Center di Dubai, dove ha servito come vice direttore generale » [5].

I timori di scarsa indipendenza del presidente Salem Al-Meslet sono confermati dall’ultimo recente comunicato della “Syrian Opposition Coalition” inerente un incontro avvenuto a Washington [6], a casa del “padrone“.

Qui, i presenti, Stati Uniti, Regno Unito, Lega Araba e Unione Europea, assieme al rappresentante della “Syrian Opposition Coalition”, hanno accusato l’attuale presidente siriano Bashar al-Assad di essere « responsabile di crimini », di « dipendenza dal regime russo », e di conseguente « perdita di ogni senso di sovranità ».

Hanno infine sostenuto che « le sanzioni [ contro la Siria, il loro Paese (!), NdR ] devono essere intensificate per costringere il regime di Assad a impegnarsi seriamente nella soluzione politica ».

A chi scrive non sembrano queste essere quelle posizioni moderate, concilianti, diplomatiche che servirebbero invece per promuovere la riappacificazione del Paese e, poi, di richiedere a Bashar al-Assad la « formazione di un organo di governo transitorio, che aprirebbe la strada per raggiungere una vera transizione politica in Siria ».

Insomma quelle « continue sofferenze del popolo siriano », cui fa peraltro riferimento il documento, sembrano in verità poco interessare a Lega Araba e Stati Uniti, e ai loro burattini.

Il recente rapporto ONU sul permanere di questa situazione è “devastante”.

Fonti e Note:

[1] Wikipedia, “Rojava conflict”.

[2] Immigrazione.it , 18 dicembre 2015, “ONU. Risoluzione 2254 (2015) del Consiglio di sicurezza sulla Siria”.

[3] “Consiglio nazionale siriano”( un sito vetrina che sembra sostanzialmente abbandonato a favore di quello della “Syrian Opposition Coalition” ).

[4] “National Coalition of Syrian Revolution and Opposition Forces”.

Tuttavia, per semplicità, l’istituzione si fa chiamare semplicemente “Syrian Opposition Coalition” (SOC).

[5] Syrian Observer, 14 luglio 2021, “Salem al-Meslet Elected Head of the Opposition Coalition”.

[6] “Syrian Opposition Coalition”, 5 marzo 2022, “On Washington International Meeting for Syria”.

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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