Una riflessione sul premio Nobel per la Pace
Come ogni anno il Nobel per la Pace viene assegnato soprattutto per questioni “politiche”. E, come ogni anno vogliamo ricordare altri che avrebbero diritto ad essere ricordati e che sarebbe un dovere che l’Accademia di Svezia assegnasse anche a loro il Nobel.
Premio che quest’anno è stato assegnato all’attivista iraniana per i diritti delle donne Narges Mohammadi.
Niente da dire, ma esiste un “ma”.
Perché, come ogni anno, i Nobel per la Pace non vengono dati a chi è discriminato e perseguitato nella “parte del mondo” alla quale apparteniamo?
Si pensa, forse, che le persecuzioni dell’occidente siano inesistenti? Si crede che la giustizia occidentale sia poi così diversa? Che le discriminazioni, da noi, non esistano?
Nulla di nuovo nell’Impero d’Occidente. Già qualche mese fa, anche per il “Premio Sakharov”, Assange non era stato considerato ma, invece, erano stati premiati dei soggetti in maniera strumentale per attaccare la Russia e i suoi alleati.
Nobel per la Pace: mai a chi è perseguitato dall’Impero d’Occidente
Perché, vedete, se si trova scritto, riguardo Narges Mohamadi, “Vice presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani imprigionata dalle autorità iraniane dal maggio 2016, Mohammadi è ancora in prigione” in seguito a varie condanne nel famigerato carcere di Evin, sarebbe almeno da ricordare che Julian Assange è incarcerato dal 11 aprile 2019 nella famigerata Prigione Belmarsh di Sua Maestà (considerata la Guantanámo britannica) senza alcuna condanna, in attesa di essere estradato negli USA colpevole di aver fornito al mondo informazioni e notizie documentate su crimini di guerra commessi da USA e alleati.
E, solo per fare un altro esempio, Leonard Peltier è incarcerato da decenni in prigioni di massima sicurezza statunitensi. A differenza di Assange, Peltier sconta due condanne per omicidio dopo un processo farsa che non ha tenuto conto di innumerevoli prove che lo scagionavano. Privato della libertà da 47 anni la sua colpa è di essere un “indiano d’America” e un attivista per i diritti del suo popolo.
Chi assegna il Nobel di queste Persone (con la P maiuscola e la schiena diritta) non tiene conto perché, di fatto, sono “nemici” della grande democrazia occidentale in quanto “pericolosi dissidenti”.
E quindi, perché dare il Nobel a delle Persone di cui non si sente parlare visto che la grande informazione occidentale tace sulle loro storie?
L’opinione pubblica è meglio non sappia.
Siamo o non siamo in democrazia? Noi avremmo qualche fondato dubbio.
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Fonti e Note:
[1] L’Unità dei Lavoratori, 6 ottobre 2023, “L’opinione pubblica è meglio non sappia”.
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