USA, caso Kenneth Smith: commenti stampa su pena di morte
« La grande ipocrisia che circonda la pena di morte ha scritto una nuova pagina », così scrive Avvenire [1] oggi commentando l’assassino “legale” negli Stati Uniti di Kenneth Smith, 58 anni, 35 dei quali già passati nel braccio della morte.
« Tutto il linguaggio della pena di morte serve a coprire la realtà – spiega Mario Marazziti -. “Fare giustizia”, “giustiziare”, “eseguire”, ma è sempre uccidere. Con una scientificità aggiunta al morire, una data innaturale per una fine innaturale, che è essa stessa tortura mentale. Non esiste la morte pulita. Comunque accada, la camera della morte, e quelle ultime ore, sono tortura ».
« La pena di morte è solo un macabro rito simbolico con cui si compie un’opera malvagia e teatrale di giustizia esemplare », commenta Chiara Penna su Cosenza Channel [2].
« Kenneth Smith si è dimenato per quattro minuti e ne ha impiegato dieci per morire » racconta invece Mario Campanella per il Corriere della Calabria [3]. Che poi così commenta: « la pena di morte non è un deterrente contro il crimine. È essa stessa un crimine freddo, calcolato, senza scadenza. L’ultimo rigurgito di un’umanità che non sa somministrare giustizia ma che riesce ad assicurare vendetta ».
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Fonti e Note:
Credits: Photo by Maria Oswalt on Unsplash
[1] Avvenire, 26 gennaio 2024, Mario Marazziti, “Ai confini dell’umano. La grande ipocrisia sulla pena di morte”.
[2] Cosenza Channel, 25 gennaio 2024, Chiara Penna, “La condanna a morte di Smith negli Usa degna del Paese più barbaro”.
[3] Corriere della Calabria, 26 gennaio 2024, Mario Campanella, “Se questa è una civiltà”.
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