Montalto di Fauglia: Processo alle Istituzioni totali

PISA – Da oltre sei anni è in corso il processo per i presunti maltrattamenti subiti da persone autistiche nella struttura di Montalto di Fauglia, gestita dalla fondazione Stella Maris per conto della Regione Toscana. Oggi, al Tribunale di Pisa, si è svolta una nuova udienza, durante la quale sono stati ascoltati alcuni testimoni della difesa.

Ancora una volta, per la quattordicesima udienza consecutiva, un piccolo gruppo di attivisti e cittadini ha manifestato pacificamente davanti al tribunale. Con la loro presenza silenziosa ma determinata, hanno voluto offrire supporto morale alle famiglie delle vittime e mantenere viva l’attenzione mediatica su questa vicenda.

“Il più grande processo sulla disabilità in Italia”

A definirlo così è il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud, insieme ai Comitati per la Salute Pubblica, che hanno distribuito volantini fuori dal tribunale. Il loro presidio – spiegano – ha lo scopo di ricordare le vittime di abusi psichiatrici, abusi che continuano a colpire le persone private della libertà personale e impossibilitate a difendersi.

I fatti di Montalto di Fauglia: un sistema di violenza strutturale

Tutto è iniziato nell’estate del 2016, quando i genitori di un giovane ospite hanno sporto denuncia. La struttura è stata quindi posta sotto controllo, con l’installazione di microcamere nascoste. In appena tre mesi di intercettazioni, la Procura di Pisa ha raccolto prove sufficienti per configurare l’ipotesi di reato di maltrattamenti: oltre 280 episodi di violenza documentati.

Questi non erano episodi isolati, ma parte di un sistema strutturale di violenza che si ripeteva nel tempo. In totale, 15 persone sono state accusate, tra cui due dottoresse responsabili della gestione e il direttore sanitario della fondazione. Finora, due imputati sono usciti dal processo: un operatore ha patteggiato una pena, mentre il direttore sanitario, condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi con rito abbreviato, è stato poi assolto in appello.

Tecniche di contenimento: tra violenza e violazione dei diritti

Durante una precedente udienza, è emerso un dettaglio inquietante: un medico ha ammesso che, in caso di crisi, veniva applicata la “tecnica” dei tappeti contenitivi. In pratica, i pazienti venivano arrotolati in tappeti per essere immobilizzati, una pratica che solleva gravi interrogativi sulla gestione della sofferenza psichica nelle “strutture di assistenza”.

Secondo il consulente tecnico del tribunale, il professor Alfredo Verde, esiste una “lunga tradizione di abuso e violenza” nella struttura di Montalto di Fauglia. Verde denuncia come questa pratica non sia un’eccezione, ma un metodo diffuso in molte istituzioni simili, dove il concetto di cura sembra trasformarsi in mera coercizione. Il consulente ha definito questo sistema come degno delle “istituzioni totali” cioè di allontanamento, esclusione, controllo, governo autoritario.

Il potere del TSO e le battaglie delle associazioni antipsichiatriche

Questo caso riporta alla luce un tema più ampio e controverso: il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), una misura prevista dalla Legge 180/1978 (nota come Legge Basaglia). Il TSO consente il ricovero forzato di persone con disturbi psichiatrici, su decisione del sindaco e convalidato dal giudice tutelare, in situazioni di grave rischio per sé o per gli altri e oggi, secondo le stime, riguarda da 1,3 a 2,4 persone per 10.000 abitanti.

Le associazioni antipsichiatriche e per i diritti umani si battono da anni contro l’uso di questo strumento, evidenziando come, in alcuni casi, possa trasformarsi in uno strumento di controllo sociale piuttosto che in un mezzo terapeutico. La mancanza di un contraddittorio effettivo e la percezione di coercizione rendono il TSO un tema altamente divisivo.

Senza il TSO, affermano le associazioni antipsichiatriche,

Un appello alla responsabilità e alla trasparenza

Il processo di Pisa non riguarda solo il passato, ma anche il futuro della tutela dei diritti delle persone con disabilità in Italia. È necessario che le istituzioni rispondano con trasparenza e adottino misure che rispettino la libertà e l’umanità di ogni individuo, senza abusi mascherati da cure.

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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