Antigone, carcere: provvedimenti contro suicidi e sovraffollamenti
« Continua a crescere il numero dei suicidi nelle carceri italiane. Il totale nel 2024 è di 23 suicidi, uno ogni 3 giorni. Ogni suicidio è un atto a sé ma, quando sono così tanti, evidenziano un problema sistemico. Segnano il fallimento delle istituzioni ». A scriverlo è l’associazione Antigone [1] dopo gli ultimi “suicidi” accaduti nelle carceri italiane.
Ai suicidi occorrerebbe sommare le altre morti, quelle per inerzia nelle cure dei detenuti. Come qualle di Trapani dello scorso anno tra le tante.
Un messaggio, una denuncia, che, purtroppo, dura lo spazio d’un giorno. Poi i giornali tornano a parlare d’altro. Una morte sospetta (?) in Russia, ad esempio, quella di Navalny.
L’associazione che si occupa dei diritti e delle garanzie nel sistema penale ha avanzato una proposta: « Una telefonata salva la vita, abbiamo sempre ricordato. Facciamo sì che i detenuti comuni possano chiamare quotidianamente i propri cari e non una telefonata a settimana. Se quei ragazzi che hanno perso la vita avessero potuto farlo, forse quelle morti inutili si sarebbero potute evitare. Specialmente in momenti di profonda depressione i contatti con i propri cari possono essere la via di salvezza ».
Antigone rileva poi il problema del cronico sovraffollamento delle carceri: « al 31 gennaio erano 60.637 le persone presenti, a fronte di 51.347 posti ufficiali (anche se sono circa 3.000 quelli che, tra questi, non sono disponibili) », scrivono [2].
Poi spiegano: « per costruire un carcere di 250 posti servono circa 25 milioni di euro. Oggi, per i numeri che abbiamo, di nuove carceri ne servirebbero 52, per una spesa che si aggira sul miliardo e 300 milioni di euro. Ma le carceri vanno riempite anche di personale (agenti, educatori, psicologi, direttori, medici, psichiatri, amministrativi, assistenti sociali, mediatori, ecc.) con un aumento annuo del bilancio del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e del Ministero della Salute. Poi i tempi. Per costruire un carcere ci vogliono anni, mentre l’emergenza sovraffollamento è qui e ora » [2].
Come noto, un detenuto costa anche 164 euro al giorno.
Carcere, sovraffollamento e suicidi: alcune proposte
Qui una soluzione è davanti gli occhi di tutti, se non si vuole strumentalizzare per ragioni elettoralistiche il problema sovraffollamento: « bisogna poi avere il coraggio di mettere mano all’attuale legge sulle droghe, che da anni produce un terzo delle persone detenute, la maggior parte delle quali condannate per reati legati alla cannabis, sostanze che in diverse parti del mondo – dall’America all’Europa – è stata legalizzata » [2].
Un’altra soluzione è avanzata da Mauro Palma fino allo scorso gennaio Presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà. « La Consulta ha riconosciuto il diritto all’affettività per i detenuti, serve renderne possibile l’applicazione. E francamente non vedo un’amministrazione penitenziaria impegnata ad attrezzarsi in tal senso » [3].
Poi c’è chi, più modestamente, come L’Unità, si accontenta di non mettere in carcere Gianfranco Fini ( ex presidente di Alleanza Nazionale ) per il quale il PM ha chiesto 8 anni di reclusione. Lui è un “colletto bianco” e metterlo in galera « perché ha fatto pasticci – sempre che li abbia fatti – su soldi e transazioni immobiliari è la tracimazione nell’assurdo, nella plateale sproporzione, nel drammaticamente ridicolo » [4].
Carcere: un sistema che non funziona e che va riformato e poi abolito
Antigone denuncia anche « un clima che, in alcune carceri, è sempre più teso a causa della crescita del sovraffollamento e una popolazione detenuta che richiede una gestione che gli operatori non riescono a garantire ». Clima che costa svariati casi di violenza, quando non di tortura, ad opera degli agenti di polizia penitenziaria e a discapito dei detenuti come è recentemente accaduto a Foggia [5] o a Bari [6] dove cinque agenti sono stati condannati a pene fino a 5 anni.
Probabilmente la polizia non ha la formazione educativa e professionale a svolgere un lavoro dentro le mura; a lei andrebbe assegnata la sola vigilanza esterna. Dentro, come norma, servirebbero solo educatori come ha suggerito da Carlo Renoldi, capo del DAP rimosso dal governo Meloni per la sua troppa “umanità”.
Più facilmente il carcere non ha proprio alcun ruolo, come da sempre dicono anarchici come Emma Goldman (« solo la riorganizzazione totale della società libererà gli uomini dal cancro del crimine »), Bergman e Kropotkin ma come sostiene anche Sinistra Libertaria .
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Fonti e Note:
[1] Antigone, 13 marzo 2024, “Suicidi in carcere. Antigone: tre in poche ore: un 26enne a Pavia, un 20enne a Teramo e un 33enne a Secondigliano. Il totale è di 23 da inizio anno”.
[2] Antigone, 9 febbraio 2024, “Carceri. Antigone: il sistema penitenziario rischia di trovarsi in emergenza in pochi mesi. Si prendano provvedimenti”.
[3] Il Riformista, 20 marzo 2024, “Suicidi in carcere, l’ex garante Mauro Palma: Sovraffollamento ma non solo: qui è morta la speranza”.
[4] L’Unità, 20 marzo 2024, “La richiesta di condanna di Fini a 8 anni è la tragedia dell’assurdo”.
[5] Antigone, 18 marzo 2024, “Presunte torture nel carcere di Foggia. Antigone: si accertino le responsabilità. Clima preoccupante in molte carceri”.
[6] Il Fatto Quotidiano, 20 marzo 2024, “Bari, condannati cinque agenti penitenziari: Torture su un detenuto affetto da problemi psichiatrici”.
Tutto giusto e legittimo. Purtroppo la nostra società non è ancora pronta per questa svolta radicale