XII Congresso del PRC: tra antifascismo e impegno internazionale
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Gli ospiti invitati a un congresso politico spesso riflettono la direzione che si intende intraprendere. Questo è particolarmente vero per il XII Congresso del Partito della Rifondazione Comunista, intitolato “Ora e sempre Resistenza!”, svoltosi a Montecatini Terme.
Numerosi i partecipanti: rappresentanti sindacali, esponenti della sinistra politica, membri del mondo associativo e persino ospiti internazionali. Tra questi, uno degli interventi più significativi è stato quello del medico palestinese Yousef Salman (Associazione Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese), romano d’adozione. Il suo discorso è stato accolto con un’ovazione e interrotto più volte dagli applausi dei delegati comunisti, segno della forte risonanza delle sue parole.
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Salman ha esordito chiarendo: «La lotta dei Palestinesi non è una lotta religiosa, né una lotta di terrorismo. Nessuno darebbe mai del terrorista al nostro presidente partigiano Sandro Pertini. Gli ebrei sono sempre stati nostri fratelli, abbiamo vissuto con loro [in pace, N.d.R.] per secoli e vogliamo continuare a farlo. Non lottiamo contro tutti gli israeliani: alcuni riconoscono i legittimi diritti del popolo palestinese, ma purtroppo sono pochi. E vengono trattati da questo ‘regime sionista’ peggio di noi, perché considerati traditori! Siamo antisionisti, mai antisemiti».
Ha poi aggiunto: «Lottiamo contro questa ideologia fascista, nazista. Il nazismo ha sempre rivendicato la superiorità della ‘razza ariana’».
Il riferimento era alla visione del “regime sionista”, che, secondo Salman, considera la Palestina “terra promessa da Dio solo al suo popolo eletto”, un’interpretazione che ha definito «razzista e fascista».
Ha infine ribadito: «La critica alla politica criminale dei governanti israeliani non è antisemitismo».
Gli altri interventi degli ospiti del XII Congresso del PRC
Significativi anche gli altri contributi.
Walter Mascia (ARCI) ha sottolineato l’importanza della credibilità in politica, sia «nella proposta» sia in ciò «che facciamo ogni giorno, non solo per quel che abbiamo fatto».
Eliana Como (CGIL – corrente “Le radici del sindacato”) ha insistito sul sostegno alla campagna referendaria della prossima primavera, che riguarda il Jobs Act e la cittadinanza per gli stranieri: «Non so se raggiungeremo il quorum, ma ogni voto è un mattone di quel confine [antifascista da ricostituire, N.d.R.] che loro hanno abbattuto». Ha poi ricordato l’8 marzo, affermando che «i diritti sociali non sono diversi dai diritti civili» [per donne e soggetti LGBTQIA+, N.d.R.].
Il fiorentino Marco Fantechi (Associazione Amicizia Italia-Cuba) ha ribadito il ruolo di Cuba come «un paese che esporta medici, non bombe», pur essendo vittima del «criminale ed illegale bloqueo economico e commerciale imposto dagli Stati Uniti da settant’anni”.
Ha elogiato pubblicamente la sindaca e l’amministrazione comunale di Carrara per l’inaugurazione della statua dedicata a Ernesto Che Guevara.
Allargando il discorso, ha criticato la «mistificazione storica del Giorno del Ricordo», in riferimento alla condotta dei partigiani jugoslavi. Ha infine ricordato che l’8 maggio ricorrerà l’80° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, osservando che la ricorrenza sarà commemorata in Europa in modo “selettivo”, senza la Russia, oggi “nemica”.
Fabio Cerulli (Sinistra Anticapitalista) ha parlato della «crisi delle democrazie liberali”, denunciando la pericolosità del DDL 1660 («Io quei reati li ho commessi nella mia vita, avrei avuto 60 anni di carcere»). Ha poi commentato l’intervento di Maurizio Acerbo: «O è un fronte unico operaio o è subordinazione ai padroni e all’imperialismo; non c’è una terza via».
Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli Cervi assassinati dai fascisti, ha ricordato con commozione che suo padre e i suoi zii «hanno pagato con la vita la loro voglia di libertà».
È poi entrato nel merito del congresso: «C’è qualcosa che non funziona. Ci scanniamo su cose che non contano. Non mi piace parlare del PD, ma dentro ci sono anche tanti comunisti». Ha espresso rammarico per il fatto che «in 80 anni la Costituzione non è stata attuata completamente, ma non abbiamo riempito le piazze per chiederne l’applicazione».
Pur notando, con dispiacere, l’assenza di Elly Schlein (PD) e Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), che però erano a Roma al Congresso di +Europa, ha comunque concluso con un invito: «Non restiamo chiusi nel ghetto».
Infine, Raniero La Valle (Pace Terra e Dignità) ha ricordato «il grande obiettivo dell’uscita dal capitalismo», sottolineando però la necessità prioritaria di «uscire dal sistema di dominio e di guerra».
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