XII Congresso di Rifondazione: Villani e Canali indicano il futuro del partito
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La seconda giornata del XII Congresso del Partito della Rifondazione Comunista è stata intensa ed emozionante. La passione nei discorsi e l’intensità negli sguardi dei circa 300 delegati accorsi da tutta Italia dimostrano che il Partito è vivo e attivo.
Tra i numerosi interventi, ne ho selezionati alcuni che, a mio avviso, sono stati particolarmente significativi: critici, ma costruttivi. Questa selezione non vuole in alcun modo sminuire gli altri contributi, ma è necessaria per garantire sintesi e chiarezza.
Roberto Villani al Congresso di Rifondazione: il Fronte Unitario deve essere anticapitalista
Uno degli interventi più incisivi è stato quello del romano Roberto Villani, membro della Direzione Nazionale del Partito. Con autenticità, chiarezza e passione, ha condiviso la sua visione sull’attuale situazione del Partito della Rifondazione Comunista. «È autocentrato – ha affermato –, spesso impegnato più nella propria sopravvivenza che nella costruzione di una prospettiva di rilancio del movimento comunista nel suo insieme».
A dimostrazione delle sue parole, è seguita l’osservazione di Elena Mazzoni, ex segretaria del Partito a Roma, che ha dichiarato: «Dobbiamo pensare al nostro Partito», quasi come se il Partito fosse il fine e non il mezzo. Villani, invece, ha sottolineato che esso deve essere solo «uno strumento, utile alla classe».
Entrando nel merito dei documenti congressuali, Villani ha criticato gli accordi proposti con il Partito Democratico, definendoli «spregiudicati». Secondo lui, è necessario costruire una realtà unitaria alternativa e contrapposta ai poli politici esistenti, che definisce come «doppie destre». Ha inoltre ricordato come Unione Popolare potesse rappresentare un embrione di questa realtà, ma che «è stato preferito distruggerlo». Tuttavia, ha riconosciuto che il progetto era stato «costruito male, dall’alto».
Per Villani, la vera necessità è quella di creare «un’alternativa di sistema al liberismo di destra e di centro-sinistra», superando la «frammentazione» tra le forze comuniste e anticapitaliste, definita ironicamente «roba da matti». Questa nuova realtà deve operare con continuità, evitando di dissolversi a ogni tornata elettorale, e puntare a conquistare l’elettorato astensionista, piuttosto che chi vota il PD. «Le persone si astengono perché non vedono un’alternativa», ha concluso.
Infine, ha avanzato una proposta concreta: «la costruzione di un tavolo di consultazione permanente tra tutte le forze della sinistra anticapitalista e di classe, in alternativa al centro-destra e al centro-sinistra filo-padronale e guerrafondaio, che si concretizzi in un Fronte Unitario contro il governo e la finta opposizione del PD».
Le critiche e le proposte di Eleonora Canali (Giovani Comunisti)
Un altro intervento degno di nota è stato quello della giovanissima Eleonora Canali, esponente dei Giovani Comunisti. Il suo discorso, emozionato ma incisivo, ha messo in evidenza un forte attaccamento al Partito, unito a una critica costruttiva verso la sua attuale gestione.
Canali ha iniziato il suo intervento denunciando la continua perdita di iscritti, attribuendola alla «mancanza di una linea politica netta e chiara, necessaria per costruire un’identità solida del nostro Partito». Ha poi evidenziato «il problema del ricambio generazionale» ( il PRC è composto prevalentemente da ultracinquantenni) e avvertendo che, «se questo problema non verrà affrontato, la sopravvivenza stessa del Partito sarà a rischio». Ha inoltre criticato lo scorso spazio concesso agli interventi giovanili al Congresso.
Un’altra questione sollevata è stata la cosiddetta “Linea Acerbo”. Secondo Canali, «avvicinarsi al ‘Campo Largo’ sarebbe un suicidio politico, poiché il nostro Partito finirebbe inglobato in quella marmaglia di partiti che galleggiano nell’orbita del PD, le cui rare proposte vengono sistematicamente ignorate, e il cui logo si vede e la voce si sente solo nelle campagne elettorali per dare una parvenza di pluralità al fronte del PD, che resta comunque assolutamente egemone».
Ha poi sottolineato che le politiche «ultraliberiste, atlantiste e repressive non sono iniziate con il governo Meloni, ma risalgono a numerosi governi di centro-sinistra».
Infine, ha ribadito la necessità che, «difronte al tragico dato dell’astensionismo e alla rassegnazione dilagante nel nostro Paese, soprattutto tra i giovani, il Partito della Rifondazione Comunista deve dare voce a tutti coloro che si sono sentiti ignorati dalla politica ed esclusi dalla vita pubblica».
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